Tutti i Target - giovedì, 2 novembre 2017

Cyberbullismo: una responsabilità condivisa

Il gruppo “silente” che partecipa senza assumersi la responsabilità



Il cyberbullismo è una forma di prepotenza virtuale attuata attraverso l’uso dei nuovi media, dai cellulari a tutto ciò che abbia una connessione a Internet. Come il bullismo tradizionale, è una forma di prevaricazione e di oppressione reiterata nel tempo, perpetrata da una persona o da un gruppo di persone nei confronti di un’altra percepita come più debole. Ed è un fenomeno che interessa ragazzi e bambini di ogni età e genere, essendo in parte legato a bisogni della crescita espressi in modo problematico. Tuttavia se, da un lato, i tanti fatti di cronaca (e le esperienze personali) ne danno la misura, dall’altro lato va detto che tante e diversificate sono le risposte che le Istituzioni e il mondo ella Scuola, in primis, stanno mettendo in campo per prevenire, educare e offrire un supporto a chi ne rimane vittima.

Tanti, inoltre, sono anche i gruppi di ragazzi e ragazze che promuovono, in autonomia o con il sostegno dei propri docenti, iniziative di contrasto all’indifferenza, alla violenza, al bullismo, e ai discorsi di odio in rete.

Ed è proprio su questa attività di sensibilizzazione e di responsabilizzazione diffusa che occorre puntare, ognuno con il proprio ruolo, docenti e genitori. Il bullismo e il cyberbullismo sono fenomeni che hanno una forte natura sociale: questi comportamenti non riguardano solo il bullo/a o la vittima ma avvengono quasi sempre alla presenza di compagni/e che possono avere sia un ruolo di rinforzo della vessazione (non solo condividendo, ma anche semplicemente non agendo), ma possono avere anche un ruolo di difesa della vittima, di presa di posizione. Insomma possono fare la differenza perché la responsabilità è condivisa: il gruppo “silente” che partecipa senza assumersi la responsabilità, rappresenta, in realtà, anche l’elemento che può fermare una situazione di cyber bullismo.

Per i giovani la distinzione tra vita online e vita offline è minima e le attività che svolgono online o attraverso i media tecnologici hanno quindi conseguenze anche nella loro vita reale; in particolare le conseguenze possono essere gravi e dolorose come nel bullismo tradizionale, anche se non c’è contatto fisico, perché sono amplificate dalle nuove tecnologie, senza che eprò se ne abbia la percezione. Il problema è che non sempre sono in grado di riconoscerle. Occorre quindi educare a questo e rinforzare presso i più giovani le capacità empatiche che permettano loro di mettersi nei panni dell’altro/a e di riconoscere se una situazione nata per gioco sta per degenerare e chiedere aiuto, di capire che chiunque può trovarsi al posto delle “vittime”. L’empatia è alle basi dell’educazione all’affettività che deve essere centrale nelle famiglie e nelle scuole se si vuole realmente contrastare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo.

Il Parlamento italiano ha recentemente approvato una legge a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto al cyber bullismo, che prevede misure prevalentemente a carattere ed educativo/rieducativo. La scuola, in particolare, avrà un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella gestione del fenomeno e ogni istituto scolastico dovrà provvedere ad individuare fra i docenti un referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di contrasto del cyber bullismo.

 

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