Tutti i Target - venerdì, 14 settembre 2018

Fake news, dal codice obbligatorio ai risultati dei sondaggi. I provvedimenti dell'Ue



di Cetty Mannino

http://intreccio.eu

 

Il 2018 è l’anno della stretta contro le fake news. E’ questa la linea seguita dall’Ue attraverso una serie di provvedimenti, molti in scadenza a dicembre. Intanto in materia di disinformazione online è pubblico il codice di buone pratiche.

Il primo passo fatto dalla Commissione, creata proprio con lo scopo di prevenire e contrastare le fake news, è stato quello di realizzare un codice di “buone pratiche“, unico e valido in ogni Stato membro, sul tema della disinformazione, con l’obiettivo di ottenere un impatto misurabile sull’effetto, e non solo, delle fake news entro l’ottobre 2018.

Entro il dicembre 2018 inoltre la Commissione europea presenterà una relazione sui progressi compiuti e sempre entro l’anno lancerà un invito a presentare proposte per la produzione e la diffusione di notizie di qualità sui temi dell’UE.

Intanto ecco i provvedimenti avvianti:

  1. codice di buone pratiche sul tema della disinformazione: adottato a luglio. Le piattaforme online dovranno mettere a punto e applicare un codice comune di buone pratiche con l’obiettivo di:
  • garantire trasparenza circa i contenuti sponsorizzati, in particolare per quanto riguarda i messaggi pubblicitari di natura politica, restringere il numero di possibili bersagli di propaganda politica e ridurre il profitto dei vettori di disinformazione;
  • fare maggiore chiarezza in merito al funzionamento degli algoritmi e consentire verifiche da parte di terzi;
  • agevolare la scoperta e l’accesso da parte degli utenti di fonti di informazione diverse, che sostengano differenti punti di vista;
  • applicare misure per identificare e chiudere gli account falsi e per affrontare il problema dei bot automatici;
  • fare in modo che i Fact Checking, i ricercatori e le autorità pubbliche possano monitorare costantemente la disinformazione online;
  1. una rete europea indipendente di Fact Checking: la rete stabilirà metodi di lavoro comuni, scambierà le migliori pratiche e opererà per conseguire la più ampia copertura possibile di correzioni in tutta l’UE; i verificatori saranno scelti tra i membri dell’UE facenti parte della rete internazionale (International Fact Checking Network), che segue un rigido codice etico;
  2. una piattaforma online europea sicura sulla disinformazione che supporti la rete dei Fact Checking e i ricercatori del mondo accademico raccogliendo e analizzando i dati;
  3. promozione dell’alfabetizzazione mediatica: una maggiore alfabetizzazione mediatica aiuterà gli europei a riconoscere la disinformazione online e ad accostarsi con occhio critico ai contenuti online. A questo fine la Commissione inviterà i verificatori di fatti e le organizzazioni della società civile a fornire materiale didattico a scuole e insegnanti e ad organizzare una settimana europea dell’alfabetizzazione mediatica;
  4. sostegno agli Stati membri nel garantire processi elettorali solidi contro minacce informatiche sempre più complesse, fra cui la disinformazione online e gli attacchi informatici;
  5. promozione di sistemi di identificazione online volontari per migliorare la tracciabilità e l’identificazione dei fornitori di informazioni e promuovere maggiore fiducia e affidabilità delle interazioni online e dell’informazione stessa e delle sue fonti;
  6.  
  7. sostegno all’informazione diversificata e di qualità: la Commissione invita gli Stati membri ad aumentare il loro sostegno al giornalismo di qualità, per un ambiente mediatico pluralistico, vario e sostenibile. Nel 2018 la Commissione lancerà un invito a presentare proposte per la produzione e la diffusione di notizie di qualità sui temi dell’UE tramite mezzi di informazione basati su dati;
  8. in base a una politica di comunicazione strategica coordinata, elaborata dai servizi della Commissione, che combini le iniziative attuali e future dell’UE in tema di disinformazione online con quelle degli Stati membri, saranno definite attività di sensibilizzazione mirate a contrastare le notizie false sull’Europa e la disinformazione all’interno e al di fuori dell’UE.

Ma qual è la percezione che i cittadini hanno riguardo le fake news? Lo rivelano i risultati dell’indagine dell’Unione Europea che ha coinvolto i cittadini, ma anche le organizzazioni e i giornalisti. Secondo gli intervistati le fake news causano danni alla società, in particolare nei settori: affari politici, immigrazione, minoranze e sicurezza.

Inoltre sempre secondo un’analisi condotta dell’Ue i cittadini percepiscono ancora i media tradizionali come la fonte più affidabile di notizie. Nello specifico al primo posto si piazza la radio (70%) seguita dalla televisione (66%) e da riviste e giornali (63%).

Le ricerche avviate e concluse dall’Ue sono due e lo scopo  di entrambi è stato quello di valutare l’efficacia delle azioni attualmente in atto, da parte degli attori del mercato e non solo, e la necessità di introdurre nuove azioni di contrasto dei diversi tipi di notizie false.

La prima ricerca serve a dare:

  1. Una definizione sulle fake news e sulla loro diffusione online;
  2. Valutare le misure già adottate dalle piattaforme, delle società dei media e dalle organizzazioni della società civile per contrastare la diffusione di informazioni false online;
  3. Di portare avanti azioni future per rafforzare le informazioni di qualità e prevenire di contro la diffusione della disinformazione online.

Il sondaggio conta 2986 risposte, di cui 2784 provenienti da persone fisiche e 202 da organizzazioni legali e giornalisti. Il maggior numero di risposte proviene dal Belgio, dalla Francia, dal Regno Unito, dall’Italia e dalla Spagna.

La percezione comune, tra tutti gli intervistati, è quella che le fake news causano danni alla società, in particolare nei settori degli affari politici, dell’immigrazione, delle minoranze e della sicurezza.

Secondo i cittadini europei  il metodo migliore per verificare le notizie deve essere attuato attraverso le organizzazioni mediatiche indipendenti e le organizzazioni della società civile. Tuttavia, la maggioranza degli intervistati ritiene che le piattaforme di social media non stiano facendo abbastanza per aiutare gli utenti a verificare i fatti prima di essere condivisi online.

Per quanto riguarda le possibili azioni future, la maggioranza ha convenuto che si dovrebbero intraprendere più azioni per ridurre la diffusione delle fake news. Indipendentemente dal tipo di azione proposta, tutti gli intervistati hanno concordato all’unanimità la necessità di rispettare e garantire i diritti fondamentali globali come la libertà di espressione e di garantire che qualsiasi approccio utilizzato per affrontare le fake news non dovrebbe promuovere alcun tipo di censura diretta o indiretta.

Ad ogni modo, i cittadini ritengono che le misure adottate non sono valide per contrastare le fake news. Inoltre sembra che l’efficienza di ogni strumento dipendi in gran parte da chi la usa e per quali scopi, è il caso, ad esempio, del fact-checking (controllo dei fatti), utilizzato per accertare la veridicità delle news prima della pubblicazione.

Inoltre, secondo i bisogni emersi, bisogna rafforzare gli sforzi per accrescere l’alfabetizzazione mediatica a tutti i livelli, dagli studenti agli adulti, dagli utenti fino ai giornalisti.

A fornire ulteriori analisi sulla percezione delle fake news sono inoltre i risultati dell’Eurobarometro, che insieme a quelli sopraindicati sono stati inseriti nella comunicazione della Commissione sulla lotta alla disinformazione online  .

La relazione fornita da un gruppo di esperti sostiene e diffonde la redazione di un codice di principi che le piattaforme online e i social network dovranno impegnarsi a rispettare. Tra i dieci principi chiave delineati nella relazione, le piattaforme online dovranno, per esempio, garantire la trasparenza spiegando come funzionano gli algoritmi che selezionano le notizie da presentare. In cooperazione con alcuni organi d’informazione europei, le piattaforme online sono anche invitate ad adottare misure efficaci per migliorare la visibilità delle notizie affidabili e attendibili e facilitarne l’accesso per gli utenti.

L’Eurobarometro su Fake News and Online Disinformation ha misurato le percezioni e le preoccupazioni di 26.576 cittadini europei in merito alle notizie false. I risultati mostrano che le notizie false sono ampiamente diffuse in tutta Europa e l’83% degli intervistati afferma che rappresentano un pericolo per la democrazia.

I risultati chiave sono i seguenti:

  1. Gli intervistati percepiscono i media tradizionali come la fonte più affidabile di notizie: radio (70%), televisione (66%) e giornali stampati e giornali (63%);
  2. Il 37% degli intervistati intuisce notizie false ogni giorno o quasi ogni giorno e il 71% si sente sicuro di identificarle;
  3. L’85% degli intervistati percepisce le notizie false come un problema nel proprio paese e l’83% le percepisce come un problema per la democrazia in generale;

Secondo il punto di vista degli intervistati, i giornalisti (45%), le autorità nazionali (39%) e la gestione della stampa e della trasmissione (36%) dovrebbero essere i principali responsabili della cessazione della diffusione di notizie false.

Ma le giovani generazioni come percepiscono il problema e soprattutto riconoscono le notizie false?

A fare un quadro sulla situazione è un’indagine, a cura del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza del Comune di Palermo, Pasquale D’Andrea, effettuata su un campione di circa 2000 studenti delle classi terze delle scuole secondaria di primo grado della città di Palermo. Secondo l’analisi sulla competenze digitali la maggior parte degli adolescenti si dichiara “abbastanza pronto nel riconoscere le informazioni false da quelle vere in rete”.

Ma quanto i giovani sono interessati dalla notizia online?

L’ultimo studio EU Kids Online denominato “Accesso, usi, rischi e opportunità di internet per i ragazzi italiani”  conclude che i ragazzi e le ragazze utilizzano internet per svariate attività, ovviamente la più utilizzata è quella di comunicare con amici e familiari. Ad ogni modo, alla domanda con che frequenza hai letto notizie e/o  guardato notiziari online nel corso dell’ultimo mese? A rispondere è solo il 15%. Il dato registra tra l’altro un calo del 3% rispetto al 2013.

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