Ragazzi - Youth Panel Italia - mercoledì, 8 luglio 2020

La disinformazione al tempo del Covid-19.

Trentino-Alto Adige



Da qualche mese a questa parte è apparso il “Covid-19”. Questo virus è nato in Cina, un paese che non lascia spazio alla divulgazione delle informazioni e alla libertà di espressione. Essendo nato in un paese con tante limitazioni alla circolazione delle informazioni, fin da subito sono nate varie teorie su come possa essersi formato il Covid-19. Alcuni pensano che sia stato creato dall’uomo, altri che provenga dai pipistrelli ed altri pensano che vi siano cospirazioni per ridurre la popolazione mondiale. Molte ipotesi sono state formulate, ma nessuno conosce la realtà effettiva. Questo virus si è propagato nel mondo fino ad arrivare in Italia; prima che arrivasse da noi, pochi si erano effettivamente preoccupati del problema. Solo quando l’Italia si è trovata coinvolta e le persone sono state costrette a rimanere a casa e ad usare le mascherine, si è diffusa una concreta preoccupazione. Per far fronte all’emergenza il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha emanato molti decreti ed ha condotto diverse dirette in TV, seguite da molti cittadini Italiani. In tutto il periodo del lockdown, molti italiani nutrivano però la speranza di uscire al più presto di casa. Posto che le direttive delle autorità non fossero sempre chiare, molti hanno dovuto ricorrere allo strumento di internet per capire quale comportamente fosse legittimo adottare. Da queste frenetiche ricerche, oltre che una maggiore conoscenza del fenomeno, sono sorte anche disinformazioni ed equivoci. Si pensi a tutte le persone che credono di dover disinfettare qualsiasi cosa con la quale entrano in contatto, oppure che pensano che l’immunità di gregge sia l’unica soluzione possibile. Al contrario altri sono arrivati a soluzioni del tutto personali, decidendo di non seguire le restrizioni e di vivere la loro vita come avevano sempre fatto. Dalla confusione con la quale è stata affrontata l’emergenza sanitaria, che per tutti è stata una prima esperienza, è sorta una grande confusione, quindi moltissimi cittadini chiamavano gli organi competenti per sapere come comportarsi. In questa realtà molto difficile e molto particolare, milioni di persone chiuse in casa per settimane hanno condiviso le proprie idee sui social, creando così gruppi di persone che discutevano sul virus.

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