SEXTING E REVENGE PORN...
... spiegato dalle studentesse e dagli Studenti propri genitori
Parlare di sicurezza in Internet significa affrontare una lunga lista di tematiche che, purtroppo, nascondono una serie di insidie che rappresentano una minaccia soprattutto per i più giovani, la categoria che più di tutti ha bisogno di essere istruita all’uso consapevole di Internet.
Il termine “sexting” è senza dubbio molto diffuso in questo periodo, ma probabilmente non tutti sanno di cosa effettivamente si tratta: il suo nome deriva dalle parole “sex” e “texting”, che significano rispettivamente “sesso” e “messaggiare”, pertanto potremmo pensare che questa pratica consista semplicemente nello scambiare messaggi sessualmente espliciti con un'altra persona. In senso più ampio, dunque, tali messaggi possono riguardare dei veri e propri testi scritti, ma anche foto e video a sfondo sessuale.
L’attività del sexting è, nella maggior parte dei casi, utilizzata in sostituzione dell’attività sessuale vera e propria, sia in una coppia ben consolidata, sia tra i single.
Essa, tuttavia, non dovrebbe essere praticata “alla leggera”, poiché i rischi che da essa derivano sono tutt’altro che banali.
Il pericolo più grande è sicuramente quello della diffusione dei contenuti sensibili, cadendo vittima di un pericoloso episodio di “revenge porn”.
Così come per il sexting, anche quello del revenge porn è un argomento, tristemente, di grande attualità, e in merito al quale ognuno di noi dovrebbe essere informato per evitare di vivere un’esperienza tanto traumatica.
Con esso si intende, per l’appunto, la diffusione del materiale sessualmente esplicito condiviso durante la pratica del sexting senza il consenso del diretto interessato.
Nella maggioranza dei casi, che nel 90% delle situazioni hanno una donna o una una ragazza come vittima, i contenuti vengono diffusi da un ex partner, con lo scopo di trarne un proprio tornaconto, che sia una semplice vendetta, oppure del denaro o, talvolta, unicamente l’umiliazione del soggetto rappresentato.
È facile immaginare come le vittime di revenge porn siano fortemente esposte a danni psicologici non indifferenti, tra cui dei picchi d’ansia, di depressione e stress che possono anche condurre, nel peggiore dei casi, al suicidio.
Vista la gravissima diffusione di questo fenomeno, dal punto di vista legale è stata istituita la legge 69/2019 al fine di tutelare le sfortunate vittime: la condivisione illecita di materiali sessualmente espliciti è ora considerato un vero reato, pertanto chiunque venga coinvolto in un atto di revenge porn, che sia colui che lo realizza oppure un complice, è punibile con la reclusione da 1 a 6 anni, o con una multa tra i 5.000 e i 15.000 euro. Chiaramente, la pena può essere inasprita nel caso in cui vi siano delle aggravanti, come, ad esempio, un possibile legame affettivo tra la vittima e il colpevole, o il livello di fiducia tra gli stessi.
Gli adolescenti sono spesso i protagonisti di questi spiacevoli eventi, che siano vittime o carnefici. I giovani spesso si espongono a tali rischi senza una vera e propria cognizione di causa.
L’unico mezzo per evitare che questi mettano, in un certo senso, a repentaglio la propria vita, è certamente l’informazione.
Una buona educazione digitale, emotiva e alla sessualità, alle varie sfumature che essa può assumere (tra cui quella in questione), oltre che un moderato controllo da parte delle figure parentali nei confronti dei ragazzi, possono prevenire in partenza degli esiti disastrosi. Un altro punto estremamente importante è il dialogo:
I giovani non dovrebbero essere lasciati liberi di “avventurarsi” in certe tematiche senza alcun controllo, bensì è necessario innanzitutto informare e parlare con loro in merito alla questione, evidenziando i possibili rischi, pericoli ed eventuali conseguenze.
Infine, nel caso in cui si dovesse rimanere vittima di revenge porn, è estremamente importante agire con rapidità e affrontare la situazione.
Per poter sporgere denuncia è necessario possedere delle prove sufficienti, che possono essere recuperate in vari modi, e il tempo massimo a disposizione ammonta a circa 6 mesi. Ciò che ostacola la denuncia sono la vergogna è il timore del giudizio altrui. È importante tenere presente che non è colpa della vittima se la fiducia che aveva riposto nelle mani della persona a cui teneva è stata tradita. Per questo è importante sostenere le persone che affrontano una situazione tanto spiacevole quanto delicata, mostrando vicinanza e accompagnandole nel processo di denuncia.
Eleonora e Giorgio, Liceo Scientifico Euclide, Cagliari