Tutti i Target - mercoledì, 9 febbraio 2022

Le opportunità della rete

Mese della Sicurezza in Rete - 10 febbraio 2022, dalle 15.00 alle 16.00



A distanza di qualche tempo, appare chiaro che la Rete è parte integrante delle nostre vite: l’attuale costante condizione di connessione (online) nella vita quotidiana (life), ridefinisce un confine sempre più labile tra la sfera analogica della realtà in presenza e quella digitale tipica della realtà mediata dalle tecnologie. Non solo siamo sempre connessi, ma sempre reperibili “anywhere”, in qualunque luogo, e “anytime”, in qualsiasi momento. Come ben evidenzia Floridi, siamo come le mangrovie in un’acqua salmastra, occorre quindi sviluppare competenze e abilità per vivere al meglio in questo ecosistema ibrido che viene definito, appunto, onlife (Floridi, 2017).

Oltre a questo dato, non possiamo più solo concentrarci sui rischi di Internet, ma evidenziare gli aspetti positivi e propositivi, promuovendo un uso consapevole (versante critico) e responsabile (versante etico) della Rete. Appare chiaro che la logica della sola protezione non basta più. Qualche decennio fa, pensando alla Media Literacy, il dibattito aveva posto l’accento su una contrapposizione: “promote or protect?”, ovvero “promuovere o proteggere?”.

La risposta potrebbe essere così formulata: nel momento in cui proteggo, non necessariamente promuovo competenza (pensiamo qui alle famiglie o alle istituzioni scolastiche luddiste, che decidono di escludere dalla propria realtà quotidiana i media, sempre che sia possibile). Al contrario, nel momento in cui mi impegno a promuovere lo sviluppo di competenze, ecco che proteggo. In che modo? Non in termini eterodiretti, ma autodiretti, realizzando quella che lo psichiatra francese Tisseron definisce autoregolazione (da non considerarsi come unica strada, ma come parte di una strategia che vede anche l’accompagnamento e l’alternanza). 

Pensando, dunque, alle opportunità della Rete, possiamo organizzare il discorso su tre livelli: il primo è occupato dalla possibilità espressiva, il secondo dal versante conoscitivo e il terzo dalle possibilità di natura relazionale. Espressione, conoscenza e relazione sono le tra parole chiave, che proviamo a spiegare di seguito.

Sul primo livello, è chiaro che la Rete rappresenta per ciascuno di noi (ma, a maggior ragione, per le comunità) una grandissima occasione espressiva, per raccontare e raccontarsi, per condividere e per esprimere pensieri, idee, concetti in maniera diversificata soprattutto a livello linguistico e formale. Siamo in quella porzione di competenza che incrocia la forma (componente estetica) e la responsabilità (componente etica). Se pensiamo, infatti, alla Rete in questi termini, appare chiaro che possiamo esprimerci attraverso molti canali (non solo social) e attraverso molteplici formati: audio o video, audiovisivi, iconici, scritti, misti, inediti ed editi, come accade nel mash-up tipico delle forme di espressione e racconto dei più giovani. Un video frutto del lavoro di “cut and paste”, di sovrapposizione, di confronti e di editing di tracce diversificate è un esempio di questa forma espressiva molto contemporanea. Si tratta di un’operazione di risignificazione, come direbbero gli studiosi Cope e Kalantzis si tratta di un oggetto “re-designed”, frutto di un lavoro di “designing” creativo. 

Possiamo esprimerci a livello personale, di comunità, raccontando storie e denunciando. Pensiamo al video di TikTok che, simulando una sessione di trucco, denuncia soprusi e condizioni umane indegne di gruppi minoritari, o alla possibilità di esprimere se stessi in modo creativo grazie a formati e format differenti.

Sul secondo fronte, che la Rete sia un’opportunità conoscitiva è ben noto da tempo, si tratta a dire il vero del primo aspetto di grande potenzialità che fin da subito tutti gli studiosi e gli osservatori hanno rilevato e condiviso. Anzi, quella che veniva indicata come qualità (il moltiplicarsi delle informazioni) è diventato un aspetto che insieme all’opportunità implica responsabilità (cercando per esempio di essere sostenibili nella comunicazione e di non generare troppi messaggi inutili, ma anche immaginando di organizzare al meglio le risorse e le informazioni disponibili online). Ma oltre al “diluvio informativo” o informazionale, è chiaro che accedere ai contenuti disseminati in Rete è per tutti un grande bacino di possibilità: possiamo consultare risorse collocate in luoghi fisici a chilometri di distanza, leggere notizie e informazioni di prima mano, vedere video e accedere alle visioni più disparate grazie alle webcam disseminate in ogni punto del mondo. Certo, come dicevamo, l’opportunità di accesso si accompagna alla necessità di saper cercare (information retrieval), di saper aggregare e conservare (capacità di archiviare e di localizzare le informazioni) secondo la logica della “bookmark culture” discussa da Rivoltella nel testo “Le virtù del digitale”. Infine, saper interpretare, altro aspetto centrale legato al moltiplicarsi dei punti di accesso e degli esiti della ricerca (ce ne accorgiamo quando, facendo una ricerca in Google, accediamo potenzialmente a risorse enormi nel giro di pochissimi secondi).

Sul terzo e ultimo livello, le opportunità sono di tipo relazionale e hanno a che fare con il bisogno di stare con gli altri. Senza dubbio, la Rete sociale (il social web) svolge questa funzione: mettere in contatto, attivare relazioni, costruire reti, ri-attivare legami, come è ben chiaro nel costrutto di “tecnologie di comunità” (Rivoltella, 2017). La funzione dei media, lo sappiamo bene, è profondamente cambiata negli ultimi decenni, secondo un processo di “mediamorfosi” che ne ha progressivamente trasformato il carattere strumentale (prima età dei media), evidenziando il tema della Rete come ambiente (seconda età dei media) e infine l’idea di “tessuto connettivo” (terza età dei media), tipica della realtà comunicativa che stiamo vivendo adesso.

Si tratta, dunque, di opportunità importanti, che vanno gestite con attenzione, sviluppando sensibilità e responsabilità.

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